Quando l’artista perde la vista: i casi Degas e Monet

L’artista lavora con gli occhi. Il suo sguardo osserva il mondo e lo riporta su tela, filtrato dalla sua sensibilità. Ma cosa succede quando l’artista ha problemi di vista – anche gravi -che alterano la sua capacità di osservazione?

Succede che la sua arte subisce una trasformazione drastica, radicale.

È successo a due grandi maestri dell’Ottocento francese. Uno è Edgar Degas, indimenticabile ritrattista di leggiadre ballerine; l’altro è Claude Monet, il cantore delle Ninfee e della Cattedrale di Rouen.

Il Caso Edgar Degas. Dopo aver visitato la soleggiata Louisiana, Degas lamenta problemi agli occhi e un’eccessiva sensibilità alla luce. Per questo motivo dipinge solo in luoghi chiusi, come i teatri e le scuole di danza dove incontra le sue celebri ballerine.

Ma ripararsi dal sole non migliorerà la sua vista. Con il passare degli anni Degas non distingue i dettagli e non riconosce più i colori. I suoi ritratti diventano grandi macchie dai colori accesi e irreali, dove le figure umane sono semplificate e stilizzate.

Guarda la differenza fra Prove di balletto in scena del 1874

e Quattro ballerine del 1903

Il caso Claude Monet. I primi dipinti di Monet presentano una lucentezza e una complessità di colori invidiabile. Poi qualcosa cambia. Monet racconta che gli sembra di vedere gli oggetti come avvolti da una nebbia. Nelle sue opere i contorni appaiono liquidi e sfocati, le tonalità abbandonano le via di mezzo: o sono opache e cupe, o eccessive e accese. Ci vorrà un’operazione agli occhi per restituire – almeno in parte – al maestro ottantatreenne la gioia del colore perduto.

Ecco il confronto fra il ponte giapponese dipinto nel 1899

e quello del 1918

La vista è il senso che contribuisce per l’80% agli stimoli che il cervello riceve dal mondo esterno. Se è debole o malata, modificherà e peggiorerà la percezione che hai del mondo intorno a te, che tu sia un artista oppure no. Per questo è così importante mantenerla in buona salute e fare regolari controlli.